È stata riscritta la storia: la Lucca-Roma cento anni dopo

di Simone Lamacchi

Sono qui a raccontarvi la rievocazione della tappa più lunga mai disputatasi in un giro d’Italia, la Lucca – Roma di 430 chilometri del 28 maggio del 1914 e la gesta dei cinque intrepidi uomini che ne hanno ripercorso le strade con le emozioni e la fatica provata da quei temerari e impavidi eroici giusto cent’anni fa.

Lucca, ore 00.00 di sabato 31 maggio 2014, c’é la punzonatura delle macchine e il doveroso rituale del foglio firma alle officine Poli ed i nostri valorosi ciclisti davanti una folla incuriosita sono pronti per la partenza da Porta Elisa e ve li presento:
Boschi Alberto da Sala Baganza (PR), dorsale 22, su macchina Maino, è Girardengo Costante; Lamacchi Simone da Valeggio sul Mincio (VR), dorsale 85, su macchina Durkopp, é Barlottini Assuero, aspirante; Lebreton Marc da Tarbes sud ovest della Francia, dorsale 35, su macchina Alcyon, è Pratesi Ottavio; Segalini Davide da Gazzo (CR), dorsale 30, su macchina Bianchi, é Galetti Carlo e per finire, Vettorato Adriano da Limbiate (MB), dorsale 86, su macchina Peugeot, è Ripamonti Umberto, anch’egli categoria aspirante.
Suiveur è il dottor Spapperi Gabrio di Città di Castello (PG), mentre Soigneur è Romano Elisa, moglie del Ripamonti.

L’attesa è trepidante, sono le 00.19, i lampioni della città murata e i fari a candela delle 5 macchine illuminano l’atmosfera di gran festa per un’avventura che li porterà sino alle tenebre della notte successiva… L’aria è mite, il vento tace, si fila veloci a 25/30 km/h con la cadenza dettata da Galetti e Pratesi. Scorrono nei silenziosi i primi villaggi tra Lucca e Firenze, Capannori, Porcari e Altopascio dove le sbarre del passaggio a livello sono per fortuna alzate evitando scaltri colpi di mano di qualche attaccante della prima ora.

Alle porte di Firenze, Giove Pluvio si sveglia e la pioggia accompagna i 5 anche nel passaggio nel centro storico. Soave è ammirar Palazzo della Signoria e Ponte Vecchio con il luccichio delle gocce cadenti sui telai ferrosi delle macchine volanti ma è ora di puntare alla Valdarno e Arezzo, dove vi sarà il primo posto di controllo con il foglio firma dopo 160 km.

Intanto i saliscendi si fanno più taglienti e frequenti e le moltipliche rendono il passo più en danceuse e pesante. Come se non bastasse Eolo grida “presente!” e le folate contrarie saranno protagoniste sino alla fine del viaggio. Lungo la strada che conduce al lago Trasimeno si ergono borghi arroccati come Castiglion Fiorentino e Cortona ma i ciclisti pur ammirandoli senza darlo a vedere agli avversari non lesinano le energie e continuano lanciati come una spada verso la città eterna.
Alle porte del lago, prima di Tuoro, li attende un fantastico tratto sterrato che li porterà ai piedi del muro di Puntabella con tratti al 12% e dalla sommità della quale si staglia il Trasimeno con la tinta resa verdognola dal cielo plumbeo. Anche la salita che porta a Magione si fa sentire e la scrematura denota l’agilità di Galetti e Pratesi seguiti dai 3 grintosi compagni di ventura.

Finalmente alle porte di Perugia al secondo foglio firma alle ore 12:05 dopo circa 240 km un barlume di sole fa breccia nei cuori ormai infreddoliti dei ciclisti che una volta rifocillati e appresi i consigli di patron Spapperi ripartono di buona lena. Ripamonti, Barlottini e il Gira sono in preda di colpi di sonno che li costringono ad una forzata pausa a base di caffé che ne ritempra spirito e agilità del passo.

Alla porte di Spoleto, dopo il foglio firma alle ore 15:45 al km 310 circa, un muro di 200 metri li costringe tutti piede a terra, è inutile devastare la gamba, si sale a piedi senza infamia. Poco dopo inizia il Passo della Vecchia Somma che parte lieve ma poi fa male soprattutto negli ultimi tre chilometri ma i nostri prodi eroi non si arrendono immortalati ancora una volta nelle loro smorfie dalla professionista dell’obiettivo Elisa.

La discesa verso Terni è a ventre aperto e una volta giunti nella cittadina umbra vi si appone nuovamente la firma nel foglio, sono le 18:00 circa e mancano poco più di 100 km alla conclusione.
Uno dei fotogrammi più emozionanti va in scena a Narni, borgo medievale di sopraffina bellezza, gioioso come i suoi vocianti abitanti, compresi alcuni ragazzini incuriositi dai loschi figuri che posano sui loro mezzi indistruttibili. A quel punto Roma è sempre più vicina, Civita Castellana, Nepi con il suo imponente acquedotto del XVI secolo e Monterosi accompagnano nel viaggio verso la sera, il tramonto rosa sotto un campo di grano è da cartolina, ma anche la pioggia si riavvicina, per fortuna è di modesta intensità e svanisce presto. In lontananza il bagliore della capitale si intravede già, la strada che si sta percorrendo è una ragnatela di buche che non lascia scampo alle stanche membra degli atleti e non si vede l’ora di sentire il vocio degli spettatori indisciplinati del rettifilo d’arrivo.

È volata in viale di Tor di Quinto e la spunta per mezza ruota il Gira, burlandosi degli avversari con il suo furbo ghigno. Sono le 23.45, oltre 23 ore di fatica, circa 460 km percorsi, 30 in più del previsto, per alcuni allungamenti di percorso causa strade impraticabili. Si spengono anche i fari a candela, ma si accende in una fiamma senza fine l’amicizia tra i cinque ciclisti, il loro suiveur e soigneur.

Alla prossima avventura.


Articolo tratto da “Mondo Padano” del 27 giugno 2014
Articolo tratto da “Biciclette d’epoca” 2014


Photogallery by Elisa Romano